mercoledì 25 luglio 2012

Niente Twitter, siamo italiani



di Maurizio Di Giangiacomo

Niente Twitter, siamo italiani. Eh sì, perché il “silenzio olimpico” sui social media non è frutto solamente delle circolari del Comitato olimpico internazionale, bensì un’eccellenza del Made in Italy. Campioni di altri Paesi appassionati “cinguettatori” – come ad esempio lo “squalo bianco” Michael Phelps – continuano ad affidare a Twitter le loro impressioni su questa fase di avvicinamento ai Giochi di Londra. I nostri eroi, invece, hanno annunciato già qualche giorno fa la fine delle trasmissioni, che riprenderanno solo dopo la rassegna olimpica.


Un esempio? Federica Pellegrini, personaggio per eccellenza dello sport italiano ma ormai anche icona dello star system, ha twittato testuale: «Silenzio olimpico! Ciao ragazzi mi mancherete :–) Grazie x il supporto! Darò del mio meglio. #London2012» e ora si limita a rispondere ai tweet d’incitamento dei fan: «Belli belli siete!! E mi date la forza».


Dal nuoto al tennis, cambia lo sport ma la musica è la stessa per Flavia Pennetta: «Da domani inizia il silenzio olimpico!! Non potrò più scrivere, almeno questo è quello che mi hanno detto... se dovessi sparire per un po’».


Un silenzio che non è effetto diretto delle severe norme del Cio o del governo britannico di cui abbiamo già trattato anche su queste pagine – e che comunque hanno “blindato” questa edizione dei Giochi come non era successo nemmeno alle Olimpiadi “comuniste” di Pechino – ma dell’interpretazione restrittiva che il Coni ha dato alle stesse. Per averne la certezza, siamo andati a spulciare le disposizioni emanate in materia dal Comitato olimpico internazionale (Ioc Social media, blogging and internet guidelines for partecipants and other accredited persons ad the London 2012 Olympic Games) e vi assicuriamo che in quelle quattro paginette di tutto si parla, tranne che di “silenzio olimpico”. Anzi: al punto uno il Cio incoraggia addirittura gli atleti e le altre persone accreditate a usare i social media e a postare, bloggare e twittare le loro esperienze. E se è vero che a questo principio generale fa seguito una lunga serie di divieti e che la violazione degli stessi può portare anche all’allontanamento del responsabile, è altrettanto vero che in nessuna maniera viene fatto obbligo di rinunciare a utilizzare i social media.


Dopo esserci documentati, siamo tornati “sul campo” per capire da cosa sia nata, quindi, l’esigenza degli atleti di annunciare il cosiddetto “silenzio olimpico”. Il “segreto di Pulcinella” l’ha svelato il presidente dell’Unione italiana tiro a segno, Ernfried Obrist, che ha ammesso senza tanti giri di parole di aver firmato, come i tecnici e gli atleti della delegazione del suo sport, un documento sottoposto loro dal Coni che li impegna appunto a non pubblicare notizie e foto relative alla loro esperienza olimpica: «Sono norme molto severe, molto più severe che in passato – spiega lo stesso Obrist –. Nei loro post i ragazzi devono stare sul generico, non possono fare commenti, non devono parlare di ciò che mangiano».


Un orientamento che è agli antipodi, ad esempio, di quello assunto dal corrispettivo tedesco del Coni, il Dosb, che si è premurato di diramare ai membri della spedizione germanica un documento nel quale gli atleti olimpici vengono espressamente invitati a fare uso del social network al centro del caso: «Twitter è la fonte d’informazione più veloce ed efficace dei nostri giorni – si legge nella lettera –. Sfrutta questa possibilità di condividere con i tuoi tifosi le notizie che ti riguardano: anche se non si tratta di una cosa clamorosa, gli appassionati la leggeranno con curiosità».


Insomma, una presa di posizione che dà l’idea di un’istituzione al passo con i tempi, mentre quella del Coni rischia di portare lo sport italiano indietro di qualche secolo.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


24 luglio 2012









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