venerdì 3 agosto 2012

Chi me la riporta? Ovvero, i Twitter Retrievers – TG Twitter



twitter retriever



Non rispondi alle reply? Te la tiri.

Non dai il follow back? Te la tiri.

Non metti stelline? Te la tiri. (poi su questa storia delle stelline ci torniamo, però)

Non dai confidenza in dm? Te la tiri.

Non ti mostri disponibile davanti ai tentativi di approccio? Te la tiri.

Non partecipi a quelle orge di tweet multimenzione del buongiorno mattutino? Te la tiri


Ragazzi, visto che siamo nella giusta atmosfera, la facciamo diventare disciplina olimpionica?


Tra il lancio del giavellotto e quello del peso, inseriamo il tiro della patata.


Francamente, credo abbiate un po’ frainteso lo spirito con cui vivere questo mezzo di comunicazione. Twitter nasce come un sito di “microblogging”, ovvero un luogo dove esprimere i propri pensieri, le proprie opinioni, la propria anima, nell’arco di 140 caratteri. Tutto ciò che si è aggiunto (replies, mentions, direct message, preferiti e retwitt) è stato utile all’interazione tra gli utenti. Questo però non significa far diventare twitter una chat.

Per quello ci sono altri mezzi, si chiamano chat (appunto), messenger, skype, e per i più trasgressivi, facebook.


Ieri (giorno del mio compleanno), ad esempio, ho ricevuto molti auguri (grazie di cuore a tutti), e per la prima volta mi sono detta: ringrazio tutti. Ok…la prima ora del mattino l’ho passata a scrivere “Grazie!”. E basta. Fino a quando twitter non mi ha bloccata. E di grazia che non lavoravo.


Con più o meno followers, con più o meno mentions, rispondere e interagire è una scelta personale che non sta al tirarsela o meno, il più delle volte, ma al tempo, alla voglia, l’interesse, la necessità. C’è chi sceglie di rispondere, e fa bene. C’è chi, come me e come tanti, scrive un pensiero un minuto prima di chiudersi in ufficio e riuscirne ore dopo trovando tante mentions e replies. Che facciano piacere, sorridere o lascino indifferenti, sono comunque avvenute mentre eravamo risucchiati dalla vita reale. Si condivide un pensiero, ad alcuni questo pensiero ne stimola uno correlato. Bene. Poi però basta. Non può diventare un botta e risposta potenzialmente infinito.


Interagite senza aspettarvi niente in cambio. Con naturalezza. Ma senza rompere gli zebedei, che non è mai una scelta che porta a grandi risultati. E se ci provate, in timeline, in modi anche abbastanza squallidi…beh, non mi meraviglierei che l’oggetto del vostro interesse vi snobbi. E non lo chiamerei “tirarsela”… ma più, evitare i maniaci.


Che poi, come amo dire io, per una che la tira, c’è sempre una mandria di gente pronta a riportargliela. I twitter retrievers.






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