Esteri
05/08/2012 -
La “voce” di Zuckerberg scappa da Facebook “Odio i social network”

Katherine Losse è stata fra le prime assunte da Mark Zuckerberg e ha fatto una carriera fulminea, scriveva i suoi discorsi
paolo mastrolilli
inviato a new york
La scelta di Katherine è stata semplice: mollare Facebook, abbandonare la prospettiva di fare milioni di dollari, e nascondersi in un villaggetto del Texas abitato da duemila anime, per scrivere un libro. Una fuga assoluta e completa da tutto quello che fino a poco prima aveva costituito l’essenza della sua vita. Ma gli altri, quelli che si sentono perseguitati dai social media, quelli che non riescono a fare i conti con la pervasività della società digitale, quale via d’uscita hanno a disposizione?
Katherine Losse ha 36 anni e la sua storia è finita sul Washington Post, per una buona ragione. Si era laureata in inglese alla Johns Hopkins University, quando Facebook stava appena cominciando a esistere nelle università americane, ed era diventata la dipendente numero 51 della compagnia fondata da Zuckerberg. All’inizio rispondeva alle richieste di informazioni da parte dei clienti, ma poi era cresciuta in fretta, fino alla carica di ghostwriter personale del capo. In sostanza era la voce di Zuckerberg, quella che gli scriveva i discorsi e gli metteva in bocca le parole con cui era diventato famoso in tutto il mondo. Aveva davanti a sé la prospettiva di una carriera brillante, e certamente la possibilità di fare un mucchio di soldi, anche adesso che le azioni di Facebook continuano a scivolare. Ad un certo punto, però, qualcosa si è rotto.
Difficile spiegare, perché è stata una serie di episodi: il collega che l’aveva filmata mentre dormiva, mettendo poi il video in rete; i falsi profili costruiti per le persone che avevano frequentato Facebook, ma senza iscriversi, la sensazione di ritrovarsi nell’albergo di cui parlavano gli Eagles nella canzone Hotel California: «Puoi sempre pagare il conto e uscire, ma mai andartene». Zuckerberg aveva finito per capire che qualcosa non funzionava, e le aveva detto che non sapeva se poteva più fidarsi di lei.
A quel punto Katherine ha deciso che era arrivata al capolinea. Si è dimessa, ha venduto abbastanza azioni per garantirsi due anni di vita, ha chiuso la sua pagina su Facebook e si è ritirata a Marfa, un villaggio del Texas dove con i cellulari non c’è abbastanza ricezione per mandare un messaggio. Obiettivo: ristabilire relazioni umane dirette e scrivere un libro come «atto di resistenza» al fenomeno dei social media. Il libro, «The Boy Kings», è uscito a giugno, e Katherine è ancora in Texas a guardare di notte le stelle.
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