lunedì 23 luglio 2012

Il costumer service in tempo di saldi





Vi prego di per­do­narmi se rubo lo spa­zio di quest’oggi per sfo­garmi: non trat­terò inte­res­santi tema­ti­che di web mar­ke­ting, non dirò la mia su temi 2.0, non vi par­lerò di stra­te­gie di trade. Vor­rei solo essere con­for­tato, sup­por­tato, alla ricerca di rime­diare ad un pro­blema che ho gene­rato, ad una rela­zione che ho forse inter­rotto, ad un’amore che ho intaccato.


Il tutto per la mia mal­sana idea di fer­marmi in un outlet a fine gior­nata. E non una gior­nata qual­siasi, la prima di saldi. Dopo che per 12 ore di fila si sono sus­se­guiti all’interno dello store per­so­naggi di tutti i tipi: da sedi­centi modelle russe con a fianco tamarri da 2 metri pronti solo a ripe­tere n volte le parole “ame­ri­can express”, a ragaz­zini in preda a crisi iste­ri­che se i geni­tori non aves­sero asse­con­dato i loro desi­deri più estremi.


Cami­cie, magliette, maglioni mischiati sopra un tavolo in un’unica palla gigante che nean­che tor­nato dal liceo but­tavo così la roba, pan­ta­loni per terra, gente che ci cam­mi­nava sopra senza che ormai nes­suno pro­fe­risse verbo, addetti ven­dita che dispe­rati non aspet­ta­vano altro che arri­vasse l’orario di chiu­sura stando die­tro al ban­cone (bat­tendo comun­que ancora un bel po’ di scontrini).


Eh beh? Dov’è il pro­blema direte voi?

Il pro­blema è molto sem­plice, forse banale: lo store in cui sono entrato, in com­pa­gnia della mia ragazza, è lo store del suo love­mark, del suo mar­chio pre­fe­rito, di quello di cui riceve in ante­prima il cata­logo con la col­le­zione nuova, di quello di cui non si perde nean­che una new­slet­ter e ha sal­vato nella sim tutti gli sms dal primo all’ultimo, al cui nego­zio si va in reli­gioso pel­le­gri­nag­gio almeno una volta al mese per vedere le novità, i nuovi colori, e per­ché no, alla ricerca di qual­che occa­sione che renda l’acquisto ancora più bello, più gustoso.


Ho pro­vato a spie­garle che sarà stato un caso, che magari man­cava qual­cuno all’interno che desse una mano, che sarà stata la sfor­tuna di capi­tare nel posto sba­gliato al momento sba­gliato.

Ma lei si sente tra­dita. Non solo non ha tro­vato l’occasione che cer­cava, ma è rima­sta delusa. Dall’ambiente, dal pro­dotto, dal ser­vi­zio. I prezzi non li ha nean­che guardati.


Che fare ora? Pro­vare a recu­pe­rare? Sarebbe giu­sto che il nego­zio sapesse che ha perso un cliente?

Vi dirò che l’unico che sor­ride al momento è il mio por­ta­fo­glio, ma la que­stione rimane aperta. Anche io sono tra quelli che pen­sano che un cliente deluso e arrab­biato è di sicuro peg­gio di un non cliente. Se poi quel cliente è la mia ragazza lasciate pro­prio stare… :P








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