L'ANALISI DEL «LOS ANGELES TIMES»
Facebook male in Borsa?
«Il problema si chiama Mark Zuckerberg»
Secondo gli analisti di Wall Street il Ceo di Facebook dovrebbe lasciare il posto a qualcuno di più esperto e meno giovane
Mark Zuckerberg a New York (Reuters)
Facebook va male in Borsa? «Mark Zuckerberg dovrebbe lasciare il suo posto di a.d.». A lanciare il guanto al piccolo genio della Silicon Valley è il Los Angeles Times con un'accurata analisi.
È COLPA DELLA FELPA? - Le performance di Facebook a Wall Street sono pessime finora (ha chiuso la settimana in caduta libera cedendo venerdì un altro 4,3% e toccando un nuovo minimo storico a 19,01 dollari, la metà quasi perfetta dei 38 dollari fissati per lo sbarco in Borsa 3 mesi fa). Secondo gli osservatori la soluzione sarebbe scegliere un amministratore delegato più esperto e abile. In questo modo il fondatore resterebbe in sella alla parte creativa della società, guidando l’innovazione tecnologica. A gestire Facebook sul complesso mercato azionario ci penserebbe invece qualcun altro. Qualcuno senza le sneakers ai piedi e la felpa con il cappuccio, che tanto indignò i baroni di Wall Street quando Mark si presentò senza giacca e cravatta alla presentazione della sua azienda in borsa. A danneggiare i rapporti con gli investitori sarebbe anche il suo aspetto trasandato: «Come ogni ragazzo della sua età cerca di colpire l'immaginario del pubblico più che rassicurare i partner economici ed avere un atteggiamento responsabile nei loro confronti», spiega al quotidiano californiano Chris Whalen, senior managing director al Tangent Capital Partner di New York.
L'ESEMPIO DI GOOGLE - In realtà secondo questa teoria anche Steve Jobs sarebbe stato un cattivo amministratore delegato, con i suoi dolcevita neri, le sue New Balance sempre ai piedi e i suoi modi di fare rudi. Sbagliato dunque dare la colpa al look? Per altri in realtà è stata la voglia di strafare a mal consigliare il giovane Zuckerberg. «Il valore delle azioni è crollato perché gli investitori si sono resi conto che il potenziale di crescita di Facebook non è così alto come il suo fondatore crede», dicono gli analisti. Anche Larry Page e Sergey Brin di Google, entrambi finiti alla ribalta alla fine dei loro vent'anni, furono persuasi a rivolgersi al più anziano ed esperto Eric Schimdt. E in tanti sono convinti che Zuckerberg debba seguire il loro esempio. «Potrebbe rimanere alla guida della parte creativa della società e lasciar perdere il management», spiega Scott Sweet di Ipo Botique. Nessuno però si spinge a fare nomi e cognomi del «più adulto e più esperto» manager che dovrebbe prendere il posto di Zuckerberg.
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