I social media hanno cambiato Internet in molti modi: dalla comunicazione agli acquisti alla condivisione delle informazioni. L’unico vero problema oggi è la loro politica di privacy. Anche se la maggior parte dei social network sono stati progettati per consentire alle persone di condividere le proprie vite e le informazioni più importanti con i propri amici, spesso queste rischiano di finire in mani indesiderate. Ecco alcuni esempi.
Facebook: Come Eric Yaverbaum ha scritto in un recente articolo su Huffington Post, tutto ciò che pubblicate sul social network in blu e su altri simili siti Internet è pubblico. Se non siete a vostro agio con l’idea che altre persone leggano le vostre informazioni o visualizzino le vostre foto, allora non siete adatti al mondo online. Ciò vale anche per i più piccoli: pochi mesi fa, infatti, Facebook annunciò che i minori potevano iscriversi ed accedere al social media con il permesso dei propri genitori. Anche se l’idea non era nuova (infatti molti genitori decisero di aiutare i propri figli ad accedere al servizio quando era contro le regole), molti più genitori si sono detti insoddisfatti di questa decisione: i giovani e i teenager, infatti, non comprendono l’importanza della sicurezza su Internet e le conseguenze della pubblicazione di informazioni personali.
Twitter: Lo stesso vale anche per il sito di microblogging più famoso del mondo. La rivelazione è giunta con la discussione di un recente rapporto di trasparenza reso noto da Twitter. Secondo tale rapporto, infatti, a Twitter nel corso del 2011 sono state richieste informazioni su 948 account e in ben 679 casi il social network le ha concesse.
LinkedIn: A differenza di molti altri social network, questo sito è utilizzato soprattutto per la ricerca del lavoro, ma ciò non significa che sia completamente al sicuro. Stan Schroeder di Mashable scrisse un articolo oltre un mese fa sulla scoperta di Skycure Security che l’applicazione di LinkedIn per iOS inviava ai loro server informazioni dettagliate su ciò che è stato scritto sul calendario (oggetto, luogo, orario dell’appuntamento ed eventuali note). Naturalmente, LinkedIn rispose che si trattava di una funzione opzionale e che le informazioni sono memorizzate in modo sicuro su SSL e non vengono condivise con terze parti. Inoltre, come Facebook, anche LinkedIn (se l’utente non lo proibisce esplicitamente) utilizza il nome e la foto del profilo per annunci pubblicitari social.
Google: Anche il colosso di Mountain View ha avuto i suoi problemi con la privacy: recentemente è stato coinvolto in uno scandalo riguardo al presunto bypass al blocco previsto dagli utenti Apple. Gli accusatori sostenevano che i servizi di Google (come Gmail, YouTube, Google+, Blogger, AdWords e così via) utilizzasse uno speciale codice di tracciamento per aggirare il blocco della privacy imposto dagli utenti al browser Safari.
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